Infortuni e malattie professionali in Lombardia, numeri inaccettabili
I dati INAIL aggiornati a fine febbraio 2025 mostrano una situazione che non lascia spazio a interpretazioni ottimistiche. Non sono numeri da normalizzare, non sono dati da archiviare come semplici oscillazioni statistiche. Sono vite, sono persone, sono storie interrotte da un sistema che continua a non mettere la sicurezza al primo posto.
“Siamo stanchi di sentir parlare di dati in flessione o di letture da contestualizzare quando le persone continuano a morire e ad ammalarsi lavorando o studiando” – dichiara Eloisa Dacquino, Segretaria Confederale UIL Lombardia. “Non possiamo accettare che in soli due mesi venticinque persone abbiano perso la vita lavorando. Questo dato, da solo, basterebbe a giustificare un intervento immediato e coordinato a tutti i livelli istituzionali”.
Queste le denunce in Lombardia nei primi due mesi dell’anno: 17.131 denunce di infortunio, di cui 25 con esito mortale, 753 malattie professionali denunciate (+30,28% rispetto al 2024), con aumento significativo di tumori e patologie osteoarticolari, 3.674 studenti coinvolti in infortuni nei primi due mesi dell’anno (+7,02%), pari a oltre il 21,45%% del totale regionale. Le denunce di infortunio degli studenti lombardi rappresentano quasi un quarto di tutti gli infortuni scolastici in Italia (23,35%). A livello nazionale, sono circa 400 gli infortuniche hanno riguardato studenti coinvolti nei Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO): un dato che impone una riflessione seria sulla reale sicurezza di questi percorsi.
“Preoccupa che la Lombardia continui a registrare quasi un quarto degli infortuni scolastici italiani, così come i dati a livello nazionale sono un allarme che non può essere ignorato: se 400 studenti si infortunano mentre partecipano ai PCTO, vuol dire che il sistema non funziona, va ripensato” incalza Dacquino.
La UIL Lombardia ribadisce la necessità di interventi immediati attraverso il potenziamento delle attività ispettive e di vigilanza con organici adeguati e azioni mirate nei settori più a rischio, formazione reale, efficace e continua, sanzioni efficaci e tempestive nei confronti dei soggetti che non rispettano le normative in materia di sicurezza sul lavoro.
“La prevenzione non si fa con gli slogan, si misura nei fatti: va applicata, fatta vivere nei luoghi di lavoro e nei percorsi educativi. Ogni vittima, ogni infortunato, ogni studente coinvolto grida l’urgenza di cambiare passo”, conclude Dacquino.