Considerazioni e proposte sul Pniec (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima)
RICONSIDERARE GLI OBIETTIVI E RENDERLI CREDIBILI.
Il Documento presentato dal Governo a Bruxelles sull’Energia e il Clima (PNIEC) non coglie tutta la problematicità della Giusta Transizione e le potenzialità di rilancio dell’economia italiana nel quadro degli impegni climatici definiti dall’Unione Europea.
Gli stessi obiettivi indicati dal PNIEC sono già oggi sottoposti ad una profonda revisione dalla Risoluzione del 14 marzo 2019 del Parlamento Europeo che ha innalzato ulteriormente gli obiettivi climatici di riduzione della CO2 al 55% per il 2030. Come pure il pareggio di bilancio della CO2 tra le emissioni e gli assorbimenti di carbonio adesso fissati al 2050, mentre prima era indicato intorno al 2075.
Tali decisioni del Parlamento Europeo sono in linea con le ultime indicazioni della Commissione degli scienziati dell’ONU sui cambiamenti climatici.
Senz’altro tali indicazioni del Parlamento devono essere raccordate con gli orientamenti del Consiglio Europeo e della nuova Commissione Europea, ma quello che è legittimo supporre è che il quadro degli impegni per la lotta ai cambiamenti climatici tenderà a rinforzarsi e a richiedere maggiori impegni a tutti i paesi dell’Unione Europea rispetto alle decisioni precedenti sulle quali è stato costruito lo stesso programma del PNIEC.
Questo comporta la necessità che nel PNIEC si rivedano al rialzo gli impegni di riduzione della CO2 e dell’aumento delle rinnovabili e dell’efficienza energetica più in linea con le indicazioni che derivano dalla Risoluzione del Parlamento Europeo del marzo di quest’anno e dallo Special Report dell’IPCC 1,5°.
Nello stesso tempo bisogna anticipare la definizione della strategia e dei programmi che al 2050 devono portarci all’equilibrio di bilancio del carbonio tra le emissioni e gli assorbimenti di CO2 come previsto dal Regolamento dell’Unione Europea sulla Governance dell’Unione dell’Energia.
Tutto questo rafforza la necessità che è del tutto assente nel PNIEC di avere una strategia ampia, partecipata e condivisa da tutti gli altri livelli istituzionali, da tutte le parti sociali e fortemente incentrata sugli strumenti economici, di politiche attive per il lavoro e sulle politiche industriali che devono accompagnare un processo di riconversione profonda del sistema energetico, industriale e sociale dell’economia nazionale.
LAVORO.
In questa trasformazione strutturale dell’economia e del sistema energetico il LAVORO e la QUALITA’ del Lavoro devono essere elementi qualificanti che sono invece fortemente marginali nel PNIEC.
Il PNIEC deve contenere in maniera prioritaria il piano della TRANSIZIONE EQUA e SOLIDALE per i lavoratori che perderanno il loro lavoro verso nuovi lavori e nuova occupazione, come la necessità di approntare rapidamente piani formativi per le nuove competenze in grado di gestire le nuove tecnologie e le nuove produzioni energetiche da fonti rinnovabili caratterizzate dalla digitalizzazione e dall’organizzazione decentrata del nuovo sistema energetico.
Si tratta di garantire le tutele fondamentali ai lavoratori in questo nuovo sistema di produzione energetica da fonti rinnovabili, evitando forme di sfruttamento o concorrenza sleale tra le stesse imprese.
La GIUSTA TRANSIZIONE è un principio affermato dalle organizzazioni sindacali internazionali che ha trovato legittima espressione nel preambolo dell’Accordo di Parigi, nelle linee guida dell’ILO e ampia condivisione nella Dichiarazione della Slesia della COP 24, sottoscritto anche dal nostro Governo, che deve essere assunto da tutti i firmatari dell’Accordo di Parigi.
Un grande piano per il LAVORO, le nuove competenze, la tutela delle condizioni di lavoro e l’organizzazione del lavoro mirata alla crescita professionale deve essere parte integrante di un nuovo PNIEC. Non bastono i numeri rassicuranti di un delta positivo nella trasformazione ecologica del sistema energetico, serve garantire la qualità delle prestazioni e la tutela della dignità dei lavoratori.
RICERCA E INNOVAZIONE TECNOLOGICA
L’altro capitolo fortemente carente è rappresentato dalla mancanza di risorse e di investimenti sulla ricerca e sullo sviluppo di nuove tecnologie. Nell’ambito della trasformazione che riguarderà l’intero sistema economico e produttivo, bisogna individuare i settori e le attività che hanno una maggiore potenzialità di incrementare il know how domestico e che hanno anche una maggiore ricaduta occupazionale nella manifattura nazionale per il mercato interno e per l’esportazione. Incrementare e ottimizzare la disponibilità delle risorse interne favorendo i progetti e le collaborazioni di più soggetti associati pubblici e privati.
I finanziamenti alla Ricerca e all’Innovazione tecnologica sono le risorse che meglio possono garantire una positiva ricaduta sui livelli e la qualità dell’OCCUPAZIONE.
POLITICA INDUSTRIALE
Nel Pniec non ci sono elementi costitutivi, in particolare la dotazione sostanziale di risorse per gli investimenti pubblici e privati, che diano certezze di politiche industriali coerenti con gli obiettivi energetici e climatici da realizzare. E’ un capitolo che bisogna assolutamente recuperare e consolidare a partire dalla gestione della domanda pubblica che deve essere opportunamente organizzata e indirizzata. Un esempio negativo recente riguarda il Bonus Malus per gli autoveicoli. Positivo l’incentivo per le moto elettriche, che premia la leadership dell’industria nazionale. Negativo per le auto che sta comportando solo un incentivo alle importazioni.
Inoltre gli investimenti nelle infrastrutture energetiche dovranno essere valutati attentamente e indirizzati prioritariamente verso l’elettrificazione del sistema, le infrastrutture per le fonti rinnovabili, la promozione dell’autoconsumo e lo sviluppo delle comunità energetiche, come previsto nella Direttiva Europea 2018/2001 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. Infine le agevolazioni vanno orientate progressivamente per sostenere le produzioni che utilizzano le migliori tecniche disponibili (best available techniques BAT) come da indicazioni UE e per incentivare le transizioni industriali verso materiali alternativi a più bassa impronta di carbonio.
TERRITORIO
E’ uno dei fattori decisivi per il successo degli obiettivi. Serve recuperare il rapporto collaborativo con le Regioni e i Comuni per l’importanza maggiore delle realtà locali rispetto alla struttura reticolare e decentrato del nuovo sistema energetico e l’impatto ambientale locale.
Prima di occupare nuove aree e suoli, serve preservare l’attuale disponibilità di aree energetiche e siti industriali dismessi per l’eventuale riutilizzo rispetto alle necessità dei nuovi impianti.
Necessita una programmazione regionale e delle aree urbane che innanzitutto destini prioritariamente le aree già occupate da produzioni energetiche o siti industriali dismessi alla destinazione d’uso vincolata per le nuove attività energetiche e per le reti e la logistica di supporto di cui il nuovo sistema decentrato ha bisogno.
E’ indubbio che deve essere regolamentato l’occupazione di nuovo suolo per i nuovi impianti sia fotovoltaici che eolici e che si rendano disponibili i terreni agricoli che sono stati abbandonati o che hanno una bassa e insoddisfacente resa agricola. L’esempio della programmazione in tal senso della Regione Piemonte può essere di riferimento.
E’ opportuno che venga ridefinita una burden sharing tra le regioni degli obiettivi nazionali e gli stessi Comuni, che hanno già praticato l’esperienza del Patto dei Sindaci, riformulino i loro programmi energetici e climatici.
ECONOMIA e fiscalità.
Indichiamo alcune priorità :
- Innanzitutto occorre recuperare con maggiore forza l’obiettivo di riduzione del differenzialedel costo dell’energia tra il nostro paese e quello degli altri paesi europei. Nel Pniec non si intravedono elementi oggettivi che colmino questo gap di competitività del sistema energetico italiano.
- Occorre avere un quadro più impegnativo degli investimenti pubblici per la realizzazione degli obiettivi del Pniec , a partire dal totale reimpiego delle risorse derivanti dalle aste dell’ETs.
- Riconsiderare la strumentazione degli incentivi per renderli più efficaci e attraenti a cominciare dal recupero fiscale degli investimenti dei privati sulla Ricerca e l’innovazione tecnologica, sull’efficienza energetica, le energie rinnovabili e la mobilità sostenibile.
- Sostegno e facilitazione di accesso alle rinnovabili e all’efficienza energetica anche per gli strati sociali a basso reddito e fiscalmente incapienti, come elementi ulteriori al contrasto alla povertà energetica.
- Riduzione graduale degli incentivi considerati dannosi all’ambiente e alla riduzione della CO2 verificando e neutralizzando gli effetti economici e sociali che ne possono derivare
- Introduzione della tracciabilità della CO2 nei prodotti, nei processi industriali e nell’organizzazione dei servizi per favorire una consapevolezza diffusa della problematica della lotta ai cambiamenti climatici.
- Bisogna avanzare a livello europeo l’adozione della Carbon Tax nella dinamica degli scambi commerciali e la sua regolamentazione in ambito OMC in maniera graduale e progressiva, anche in sostituzione delle diverse tasse esistenti sui combustibili fossili, compreso il sistema di tassazione indiretto dell’ETs.EFFICIENZA ENERGETICA
- Rendere più efficaci gli incentivi definendo un recupero fiscale più accelerato a partire dal primo anno con il 50% dell’investimento effettuato e la parte restante nei quattro anni successivi
- Aumentare l’impegno delle grandi aziende distributrici revisionando il meccanismo dei certificati bianchi
- Ridurre i costi del ricorso a prestiti bancari con un tasso dello 0,50% degli interessi a fronte di investimenti sull’efficienza energetica di famiglie e imprese con un Fondo di Garanzia a monte
Realizzare un programma di efficienza energetica degli immobili della Pubblica amministrazione a cominciare dalle case popolari e dall’edilizia pubblica e sociale, con una intesa con le grandi aziende distributrici di energia
ENERGIE RINNOVABILI.
Fotovoltaico :
‐ priorità della normativa delle autorizzazioni e semplificazioni amministrative
‐ priorità delle installazioni che utilizzano le coperture di fabbricati pubblici e privati e delle attività economiche
‐ disponibilità dei terreni preventivamente selezionati dalla programmazione regionale e territoriale
‐ sviluppo delle reti dei prosumer e dell’autoconsumo con la facilitazione delle comunità energetiche
‐ verifica di recupero di spazi di produzioni manifatturiera nazionale anche a fronte di innovazioni di prodotto
Idroelettrico :
- favorire il mini idroelettrico intervenendo già nei decreti interministeriali FER1 e FER2
- verificare nella necessità di costruire più invasi per la lotta alla siccità, la possibilità in alcunicasi di abbinare produzioni di mini idroelettrico e attività di pompaggio
Eolico: Oltre alla facilitazione delle autorizzazioni per il revamping e repowerment degli impianti esistenti, realizzare i nuovi impianti salvaguardando al massimo le peculiarità del territorio e del mare.GEOTERMIA
- Migliorare ed ottimizzare la produttività dei grandi impianti geotermici per la produzione sia termica che elettrica
- Mantenere gli incentivi sulla grande produzione geotermica vincolate ad una maggiore finalizzazione di una quota delle risorse generate al recupero e miglioramento degli impatti ambientali locali
- Valorizzare la risorsa della geotermia a bassa entalpia con un piano specifico di incentivi per il suo utilizzoAGRICOLTURA e BIOenergie
L’agricoltura rimane una delle dimensioni più interessanti sul versante della produzione delle materie prime rinnovabili a scopo energetico, unitamente alla forestazione e alle attività agropastorali.
Biomasse. Sia la gestione sostenibile e produttiva del bosco che le potature dei vigneti ed uliveti possono essere utilmente finalizzate a diffuse e numerose piccole e medie‐piccole centrali a biomasse.Biogas. Oltre alla cattura delle flatulenze dei bovini e simili, la derivazione di biogas dalle biomasse deve essere opportunamente incrementata
BioMetano. Sviluppare ulteriormente le attività connesse a tale produzione. Sperimentare modalità di recupero delle emissioni di CO2 provenienti da impianti per uso industriale e commerciale, che potrebbero essere utilizzato come additivo per la trasformazione del biogas in biometano.Forestazione. E’ importante rafforzare la gestione regionale delle foreste con una supervisione nazionale di coerenza gestionale produttiva ed ecologicamente corretta anche ai fini della
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valorizzazione nella rendicontazione dell’assorbimento della CO2.
Verde urbano. Potenziare la piantumazione e la gestione del verde urbano per le diverse funzioni climatiche ed energetiche che devono assolvere.
Qualità del suolo. L’impiego del digestato per la fertilizzazione dei terreni, che aumenta la concentrazione del carbonio, deve essere favorita ed incentivata.
Gestione plurima delle risorse idriche. Il reticolo esteso dei Consorzi di bonifica e altre strutture di servizi idrici dell’agricoltura possono integrare le finalità agricole tradizionali anche a finalità mini idroelettriche con sollevamenti dell’acqua coordinata con la produzione elettrica da fotovoltaico. Anche gli invasi , che devono decisamente aumentare nella loro disponibilità, e la corretta gestione dei corsi d’acqua di alta e media montagna possono essere finalizzati anche alla finalità di produzione idroelettrica.
ECONOMIA CIRCOLARE e RIFIUTI
Fermo restando le priorità definite dalle direttive europee sui rifiuti e l’economia circolare , a partire dalla comunicazione della Commissione Europea COM 2018/29, una nuova attenzione e un nuovo approccio deve svilupparsi nella gestione dei residui degli scarti che comunque si generano dallo sviluppo dell’economia circolare. Soprattutto nella fase iniziale in cui la qualità delle materie prime secondarie genera una quantità significativa di scarti , l’utilizzo con le tecnologie appropriate degli scarti rifiuti deve trovare una valorizzazione energetica in favore anche delle reti di teleriscaldamento e rinfrescamento.
RETE
- Potenziamento della rete in riferimento allo sviluppo di comunità energetiche Smart‐Grid
- Sviluppare le grandi rete internazionali di scambio di energia
- Per le reti di distribuzione il Pniec deve potenziare maggiormente “il progetto resilienza”, alfine di rendere più duttili le reti elettriche ai violenti fenomeni atmosferici che sono sempre più frequenti.
CENTRALI A CARBONE
La chiusura delle centrali a carbone prevista dalla SEN per il 2025 costituisce la prima scadenza di credibilità del PNIEC.
Riteniamo di prioritaria importanza definire nell’immediato le attività energetiche che andranno a sostituire le produzione delle centrali energetiche sia per la sicurezza della continuità della fornitura del servizio e la tenuta del sistema elettrico, sia per garantire l’occupazione sul territorio. Per questo abbiamo realizzato un primo momento di protesta con il presidio del MISE il 17 aprile scorso , in quanto si è avviata la discussione con le imprese sulla chiusura delle centrali a carbone senza la presenza del sindacato ma soprattutto perché riteniamo prioritario avere i piani sostitutivi e preventivi per la ricollocazione dei lavoratori coinvolti sia diretti che indiretti , la tutela dei loro redditi e la tenuta dell’economia dei territori e delle comunità coinvolte.Riteniamo necessario che si apra subito la ricerca e la definizione preventiva delle attività sostitutive e alternative alla produzione elettrica da carbone in maniera tale da dimostrare nel concreto il percorso della TRANSIZIONE GIUSTA E SOLIDALE alla de carbonizzazione dell’economia. Non devono essere i lavoratori a pagare i prezzi della riconversione ecologica dell’economia ed altri a beneficiarne dei vantaggi.
Si tratta di avviare nell’immediato un tavolo di lavoro e di confronto tra le parti sociali coinvolte a
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livello centrale e tavoli di lavoro sul territorio per la verifica anche con le istituzioni locali e le espressioni delle comunità al fine di garantire la tenuta dell’economia locale a fronte della cessazione delle produzioni delle centrali a carbone.
GAS e METANO
Il Gas (GNL) e il metano rappresentano i vettori che possono e devono assicurare la transizione dai combustibili fossili ai prossimi anni del massimo utilizzo delle rinnovabili.
Serve una disponibilità reale, certa, diffusa, compreso il Mezzogiorno, e a buon prezzo di gas e metano che rende più sicuro, veloce e praticabile un’accelerazione verso la decarbonizzazione e verso le rinnovabili.
Rimaniamo un Paese con una forte industria manifatturiera che non deve essere messa a rischio di competizione per la sicurezza della disponibilità di risorse energetiche.
In tale senso devono essere incentivati gli investimenti infrastrutturali destinati alla costruzione di un sistema bidirezionale di trasporto del gas. Infatti nel contesto delle “Vie dell’Energia” la posizione geografica centrale nel Mediterraneo andrebbe valorizzata ed utilizzata per favorire il processo di ricambio progressivo del mix energetico.
Di qui la necessità oltre a completare le infrastrutture in corso d’opera e l’utilizzo delle risorse interne, diventa strategico equilibrare nel sud una maggiore disponibilità di gas/metano.
Mentre diventa urgente la metanizzazione della Sardegna, condizione irrinunciabile per la tenuta dell’intero tessuto produttivo ed occupazionale della regione.
Inoltre il gas e il metano potranno giocare ancora un ruolo importante nel breve periodo sul tema dei trasporti.
RAFFINERIE e BIO raffinerie.
Il settore dei trasporti è il segmento di consumi energetici più consistente (34% del totale nel 2015). I biocarburanti dovrebbero quindi contribuire con oltre il 20% di copertura dei consumi di carburanti nel 2030.
In tale quadro il ruolo della raffinazione è destinato ad evolvere, ma sarà necessariamente ancora in larga misura impegnato nella produzione di carburanti fossili, ma più puliti, grazie alle tecniche di conversione completa del greggio in carburanti leggeri, ma grazie anche all’utilizzo di quote crescenti di metano nella raffinazione e producendo idrogeno e biometano in funzione alternativa ai derivati del petrolio.
Anche per questo occorre dar corso alla Direttiva UE/14 “DAFI” che prevede il potenziamento delle infrastrutture per i combustibili alternativi con la costruzione di reti e infrastrutture elettriche per trasporti e per l’autotrazione, con relativi punti di ricarica, ma anche con punti di rifornimento per il Gas naturale Liquefatto, per il Gas Compresso e l’Idrogeno. Bisogna valorizzare e potenziare le prime sperimentazioni che si stanno realizzando nel Sud del Paese.
EDILIZIA pubblica, residenziale e dei servizi
Giustamente il PNIEC assegna la dovuta rilevanza alla necessità di realizzare importanti e significativi risparmi di efficienza energetica negli immobili , ma riteniamo del tutto insufficienti le misure indicate per realizzarli. Il settore immobiliare costituisce circa un terzo dei consumi di energia nel nostro Paese.
Gli interventi di ristrutturazione del parco immobiliare, a partire da quello pubblico ma compreso quello privato, trasformando gli edifici ad energia quasi zero, alimentati da fonti rinnovabili, con
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tecniche digitali per integrare la produzione di energia, lo stoccaggio, la messa in rete e la ricarica per la mobilità elettrica, devono essere elementi strategici per la loro realizzazione anche per il forte impatto occupazionale che determineranno sul territorio.
MOBILITA’.
Il futuro della mobilità è elettrico, per questo occorre delineare bene come ci arriviamo come Italia e come salvaguardiamo l’industria nazionale dell’automotive.
Anche per le auto elettriche, occorre prioritariamente stabilire quale sarà il ruolo dell’industria nazionale sulle batterie e i motori elettrici e come saranno finanziati i piani di sviluppo industriale in questo settore.
Per il 2030, il Piano Energia Clima prevede 6 milioni di auto elettriche circolanti, è necessario che la politica nazionale degli incentivi del settore sia coordinata affinché non finisca per finanziare solo produttori esteri di auto elettriche.
L’impegno (pur importante) delle imprese elettriche nella diffusione della rete elettrica delle colonnine di ricarica connesse, andrebbe prioritariamente indirizzato verso la scelta delle ricariche veloci per accrescere l’efficienza e la diffusione del sistema e dando la priorità all’utilizzo dell’energia prodotta dalle FER.
Per lo sviluppo dell’auto elettrica occorre più impegno di coordinamento tra Stato e Comuni se si vogliono determinare dei risultati in linea con gli obiettivi e riflessi positivi sul piano occupazionale e sulla ripresa della produzione industriale .
Riteniamo prioritario però dare maggiore forza e accelerazione al trasporto pubblico e al trasporto collettivo. Si tratta di recuperare nell’immediato attività manifatturiere e sviluppo di combustibili meno inquinanti.
Per l’auto elettrica bisogna favorire un maggiore raccordo con le aree urbane e i sindaci delle città metropolitane con la programmazione nazionale delle politiche degli incentivi e un raccordo con il settore manifatturiero nazionale.
Infine sperimentare formule innovative con il ricambio nelle stazioni di servizio di batterie già ricaricate per abbassare costi e tempi di ricarica.
Ma queste ipotesi devono vedere il pieno coinvolgimento delle case costruttrici.
Inoltre a livello europeo è fondamentale promuovere la nascita di consorzi di ricerca pubblica e dei grandi player industriali al fine di sviluppare un’articolata politica industriale continentale, che ponga nel lungo periodo la manifattura europea e nazionale nello sviluppo e produzione della componentistica legate ai nuovi motori elettrici.
Non è assegnato un ruolo significativo alla mobilità su due ruote che dalla bici alle moto possono avere un ruolo importante nella mobilità in ambito urbano.
FORMAZIONE professionale e EDUCAZIONE e formazione alla società de carbonizzata.
Manca il capitolo della formazione delle nuove competenze che investe tutte le professioni e le attività umane sia economiche che culturali e sociali riferite alla società decarbonizzata.
Ma anche tutto l’apprendimento e il sapere devono assumere una nuova dimensione e una nuova filosofia riferita alla riconversione ecologica dell’economia e della società.
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L’assenza di questi due capitoli conferma la sottovalutazione della profondità e radicalità di innovazione a cui il nostro Paese va incontro con la realizzazione di una società decarbonizzata. Tale sottovalutazione è confermata dall’assenza di ruolo oltre che del Ministero del Lavoro, del Ministero per le politiche agricole e forestali e di quello dell’Istruzione.
DIALOGO SOCIALE
Il Dialogo Sociale costituisce un elemento costitutivo dei processi partecipativi, gestionali e decisionali del’Unione Europea. Anche per questo, riteniamo urgente l’avvio immediato del confronto con le parti sociali sugli obiettivi del PNIEC articolato anche sui singoli settori e temi dello scenario della decarbonizzazione.
Il primo e immediato tavolo deve essere sulle produzioni alternative e sostitutive delle centrali a carbone con il reimpiego dei lavoratori diretti e indiretti, la tutela dei redditi e la tenuta delle economie locali.
Infine si ritiene utile e necessario dotarsi di una struttura permanente tra i Ministeri e le Parti Sociali per il monitoraggio almeno semestrale di carattere generale sulla messa in opera del Pniec, in grado di indicare eventuali correzioni o integrazioni per il raggiungimento degli obiettivi.