Vaccini in azienda…….e in Lombardia
La Uil crede fortemente che una vaccinazione massiva riduca fortemente l’infezione di Covid 19, bene quindi i vaccini in azienda ma male il ritardo sui fragili, gli anziani e la grande confusione organizzativa di questi mesi.
La campagna per le vaccinazioni nelle aziende è stata da noi sostenuta in tempi non sospetti ma è sbagliato non confrontarsi con i lavoratori e i loro rappresentanti. Del resto i precedenti di Regione Lombardia e Confindustria in tema di pandemia non sono edificanti . Furono proprio la Regione e Confindustria lombarda, all’inizio della crisi, un anno fa, a “tirare il freno” sulle contromisure alla pandemia, che non volevano il lockdown e hanno perso tempo prezioso.
Al contrario l’esperienza dei protocolli di sicurezza sui luoghi di lavoro firmati nella scorsa primavera da associazioni datoriali e organizzazioni sindacali insieme alla istituzioni ha dimostrato di funzionare ed ha salvato migliaia di vite dall’inizio della pandemia.
Riteniamo che il protocollo sui vaccini debba essere nazionale e fornire le sue indicazioni di cornice a tutte le Regioni compresa la Lombardia
Siamo inoltre preoccupati dalle notizie riguardanti la carenza/ritardo della fornitura dei vaccini da parte delle ditte produttrici, le vaccinazioni procedono a rilento tra difficoltà di approvvigionamento e continui errori di programmazione.
Proprio in questa direzione, sulle aziende, ci sono difficoltà tecniche che al momento renderebbero estremamente difficoltoso vaccinare in azienda: le piccole-medie imprese non hanno strutture adeguate e propri medici del lavoro (utilizzo di service e/o cooperative che gestiscono i medici competenti), come restano timori di discriminazione diretti (sui lavoratori) così come verso importanti categorie che al momento sembrano esclusi dal protocollo che la Regione ha firmato.
La UIL di fronte alle inevitabili criticità può mettere a disposizione delle autorità competenti i propri spazi per favorire la campagna vaccinale.
Il coinvolgimento degli Rls è un obbligo di legge (legge 81/2008) e nel testo della delibera mancano riferimenti legati alla privacy e al trattamento dei dati sensibili dei dipendenti che spetta al medico competente e non genericamente all’azienda.
E’ importante nel frattempo verificare la possibilità che alcune industrie farmaceutiche lombarde possano produrre i vaccini mancanti su licenza dei colossi internazionali che sono proprietari dei brevetti. Lombardia risulta essere la prima regione in Europa nella produzione dei farmaci. Al momento, però resta esclusa perchè diventa indispensabile approfondire il tema delicato della riconversione delle linee di produzione per realizzare i vaccini anti Covid.
Se qualcosa la pandemia ci ha insegnato è che dobbiamo pensare al futuro anche in previsione di altre possibili crisi.
E’ necessario che l’intera macchina organizzativa entri in funzione e che la Regione con le proprie articolazioni territoriali tracci velocemente il percorso utile a raggiungere al più presto l’immunità della popolazione.
Abbiamo bisogno di tavoli permanenti di confronto su un percorso complesso e delicato come quello della riforma sanitaria e del piano vaccinale.
La Regione Lombardia dichiari una volta per tutte se il sistema del “dialogo sociale” appartiene a questa amministrazione o se invece il Sindacato è utile solo quando alcune urgenze e necessità lo richiedono.