Sanità: dal dibattito di Legnano emerge che la Lombardia è 11^ nelle performace socio-sanitarie
Nel dibattito a Villa Jucker moderato dalla giornalista del Corriere della Sera, Sara Bettoni, è emerso, dalle parole del segretario confederale Salvatore Mondeduro, come la professione sanitaria non sia più appetibile a causa di salari troppo bassi e per mancanza di investimenti da parte del Governo
Una sanità malata, una sanità per cui si cerca una cura nell’immediato per far fronte alle lunghe lista d’attesa, che portano molte persone a rinunciare alle cure, alla carenza del personale e non ultimo a stipendi del personale medico infermieristico che, rispetto ad altre nazioni europee, non è più adeguato in relazione a turni e mansioni.
Questi i temi del dibattito che si è tenuto a Legnano a Villa Jicker tra diversi attori i cui primi dati sono messi in evidenza dal coordinatore Uil Legnano Luigi Tripodi e raccontano di una regione che si posiziona all’11 posto a livello nazionale per indice di performance socio sanitarie. Dati elaborati e divulgati da CREA Sanità’, Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità che vede il Veneto al primo posto e la Calabria all’ultimo.
Nella “ricca Lombardia” che si cita spesso, come una regione virtuosa nell’Area Prevenzione Collettiva (copertura vaccinale, denunce infortuni sul lavoro etc..) la Lombardia è al 4° posto. Nell’area Assistenza Distrettuale (percentuale di prestazioni garantite entro i tempi, tasso di accesso al PS etc) la Lombardia è al 4° posto. Nell’Area Assistenza Ospedaliera (tasso di ospedalizzazione, attività trasfusionali, tempi attesa per trapianto etc.) la Lombardia è 7^. Quindi cosa fare per rianimare un settore non solo strategico, ma sempre più fondamentale anche in relazione all’invecchiamento della popolazione (e il Covid dovrebbe averlo evidenziato) che sembra dimenticare il pubblico per favorire il privato e con lo stato centrale che sottolinea continui investimenti che però non sembrano arrivare a destinazione.
Secondo il direttore socio sanitario ASST Ovest Lombardia Giovanni Guido Guzzetti la soluzione saranno le case e gli ospedali di comunità che dice, sono state definite ingiustamente scatole vuote e che devono ancora esprimere il vero potenziale perché sono state lanciate in modo “temporaneo” e andranno a regime con i fondi PNRR. Guzzetti specifica che nei prossimi anni si vedranno anche i risultati relativi al personale che sarà sovrabbondante viste le iscrizioni attuali ai corsi universitari. E nell’immediato? Si parla di stingere i denti e puntare molto sulla telemedicina attraverso un’organizzazione che può scaricare gli ospedali e il personale.
Dalla tavola rotonda moderata dalla giornalista del Corriere della Sera Sara Bettoni, sono usciti poi altri spunti che hanno messo in evidenza il tema dei medici di medicina generale e di quello che è il problema più gravoso per la categoria ossia la burocrazia che sta sempre di più distruggendo la professione. Così come il punto di vista da parte di comuni che sono costretti a ragionare con una situazione molto diversa rispetto ad alcuni anni fa incentrata principalmente sul dato demografico con una platea di anziani che aumenta sempre di più.
E ancora tutte le criticità sollevate dal Segretario Confederale UIL Salvatore Monteduro che ha evidenziato la poca appetibilità da parte dei giovani nel percorrere la strada professionale sanitaria. E la risposta sul perché si sia arrivati a tutto questo è in parte derivante dal blocco dei contratti dei lavoratori pubblici (dal 2009 al 2019) con la conseguenza di una perdita del potere di acquisto dei salari. Lo stesso Monteduro ha fatto l’esempio che il rinnovo dei contratti metalmeccanici è stato di oltre 300 euro al mese mentre per gli infermieri di 160 euro lordi per un triennio. E’ qui che secondo il segretario si devono dare delle risposte. Nella legge di bilancio si devono trovare le risorse per la sanità pubblica. Al contrario, come sottolineato dalla Fondazione Gimbe la sanità sarà sempre più al collasso.
E per far capire ancora meglio la situazione è stata esposta l’analisi fatta relativa ai giorni di attesa per un esame proprio nell’ASST Ovest Lombardia: per una colonscopia ci vogliono oltre 400 giorni di attesa. Ed è davanti a questi numeri che si conferma che la Lombardia a livello sanitario è al collasso. E il tema riguarda anche le riorganizzazioni su cui si deve stare molto attenti per non creare ulteriori criticità. Ma dato importante e immediato è quello di trovare subito le risorse (come chiesto anche dallo stesso ministro) nella legge di bilancio per far fronte alle richieste che arrivano da più parti. E in questa direzione sarebbe necessario destinare lo 0,8 di PIL (16 miliardi).