Giornata mondiale per il lavoro dignitoso
“INVESTIRE NEL LAVORO DI CURA
PER POSTI DI LAVORO DIGNITOSI E NELLA PARITÀ DI GENERE”.
Le pari opportunità dovrebbero essere come un paio di occhiali con le lenti rosa, da indossare in ogni momento in cui si assumono decisioni importanti per il futuro per i singoli e per le comunità.
Praticare le Pari opportunità significa avere la convinzione – che dovrebbe essere condivisa da tutti ovunque – che non ci debba essere svantaggio per nessuno in conseguenza del proprio appartenere ad un genere o ad un altro. Ciò vale da ogni punto divista: sociale, culturale… ma come sindacato partiamo dalla assoluta necessità che non debbano esistere discriminazioni sul posto di lavoro tra uomini e donne.
Il lavoro è paragonabile ad un bene primario, è dal lavoro e dalla sua qualità che si giudica la civiltà di un popolo, che nascono le libertà di pensiero e di azione. Un lavoro dignitoso non dovrebbe essere richiesto, dovrebbe essere nella natura delle cose: ma così ancora non è, neanche in Italia.
Come UIL siamo quotidianamente impegnati per una piena occupazione, in particolare delle donne, che in Italia sono sotto la media sia per età che per qualità; denunciamo ed operiamo per il superamento delle discriminazioni delle donne nel mondo del lavoro. Rivendichiamo contratti collettivi, rinnovati con regolarità, con una equa distribuzione delle risorse, per un lavoro sicuro ed economicamente dignitoso. Salario, formazione continua, conciliazione vita lavoro e sicurezza…
E’ stato il sindacato internazionale ITUC che dal 2007 ha fatto entrare nel linguaggio sindacale il 7 ottobre come “giornata internazionale per il diritto ad un lavoro dignitoso”, e da allora ogni Paese sceglie una “parola d’ordine” per celebrarla, incentrandola sulle proprie specificità.
Quest’anno tra i tanti temi è stato scelto quello di “rafforzare la richiesta di investimenti nella cura”, che è fondamentale per raggiungere l’uguaglianza di genere sul lavoro e nella società. Il lavoro di cura è al centro dell’attenzione per le difficoltà di accedervi, per gli alti costi e per le pessime condizioni di lavoro a cui sono spesso soggetti coloro che lo svolgono: basse retribuzioni, orari di lavoro irregolari, mancanza di contratti di lavoro che assicurino dignità e sicurezza sul lavoro.
Oggi sono 647 milioni le persone, per lo più donne, che nel mondo svolgono a tempo pieno attività non pagate, come cucinare, pulire e curare familiari.
Il loro contributo è invisibile e non riconosciuto.
“Investire nella cura per supportare le pari opportunità” è il messaggio video di Sharan Burrow, Segretario Generale ITUC, che invita a combattere la sistematica discriminazione contro le donne (se volete vederlo, lo trovate qui https://www.ituc-csi.org/WDDW19?lang=en )
“Aiuterebbe a migliorare le condizioni salariali e di lavoro nel settore e fornirebbe uno stimolo economico vitale in un momento in cui l’economia globale è lenta e le famiglie lavoratrici ne sentono maggiormente il peso. Il lavoro nel settore dell’assistenza rimane significativamente sottovalutato e caratterizzato da cattive condizioni salariali e lavorative. La maggior parte dei lavoratori nel settore dell’assistenza sono donne.
Più di tre quarti del lavoro di assistenza non retribuito è svolto da donne.
Ciò equivale al 13% del PIL globale, ovvero 10 trilioni di dollari all’anno.
“Un maggiore investimento nella cura è vitale e urgente per ogni Paese, sia per garantire dignità e salute alle popolazioni che invecchiano, sia per iniziare al meglio la vita dei bambini nei Paesi in cui i giovani dominano le statistiche demografiche. I bassi investimenti nelle cure, con l’aspettativa che le donne debbano sostenere i costi delle cure non pagate, rappresentano un enorme ostacolo all’aumento della partecipazione della forza lavoro femminile, alla lotta al divario retributivo di genere e al raggiungimento della parità tra donne e uomini sul lavoro e nella società. E con milioni di persone che soffrono di malattie o incidenti causati dal loro lavoro, è un problema per tutti i lavoratori e i loro sindacati. L’investimento deve garantire posti di lavoro dignitosi agli operatori sanitari, nel pieno rispetto dei loro diritti sul lavoro e hanno bisogno delle tutele che l’organizzazione organizza nei sindacati ”.