Corona Virus. Finalmente riaprono le RSA in Lombardia
“Soddisfazione dei sindacati dei pensionati”
Fnp Cisl, Spi Cgil, Uilp Uil pensionati: “La delibera non interviene, invece sulle attuali regole che da più di tre mesi impediscono il contatto personale tra gli ospiti e i parenti se non attraverso un vetro, cellulare, smart phone, ipad. Le visite dei parenti sono concesse solamente in situazioni di particolare necessità e dietro specifica autorizzazione. Ora occorre accelerare anche l’accesso e le visite dei parenti in sicurezza” – ribadiscono i sindacati dei pensionati – “E’ importante rispettare il desiderio di avere accanto i propri cari in questa ultima fase di accompagnamento della vita”.
“Ostinarsi è un vizio come lo è insistere nell’errore ma il cambiare opinione e il dare ascolto a chi ti corregge, è certamente un comportamento da saggi”. Le segreterie dei sindacati dei pensionati Fnp Cisl, Spi Cgil, Uilp Uil Lombardia commentano così la nuova delibera approvata dalla Giunta Regionale che riapre gradualmente le porte delle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali) a nuovi ingressi di ospiti e in prospettiva anche alle visite dei parenti nella massima sicurezza.
“È sicuramente una netta retromarcia rispetto alle delibere di marzo e aprile – sostengono i segretari Didonè, Zanolla, Bontempelli di Fnp Cisl, Spi Cgil, Uilp Uil Lombardia – delibere da noi subito contestate, e anche grazie alla nostra prima denuncia – il permesso alle Rsa, su base volontaria, di dedicare spazi separati per prendere in carico pazienti affetti dal Covid che erano stati dimessi dagli ospedali – che si è alzato finalmente il velo sulla tragedia Rsa consumata in Lombardia. Una particolare attenzione all’aspetto economico di 150 euro giorno ma che ha di fatto contribuito a mettere a rischio la salute degli ospiti Rsa originari, da sempre ritenuti deboli e facilmente contagiabili dalla stessa regione Lombardia. Quella delibera, come le seguenti – secondo i sindacati pensionati Fnp Cisl, Spi Cgil, Uilp Uil Lombardia – e anche per l’inchiesta che ne è seguita, ha causato, o certamente agevolato, il gran numero di decessi che si è poi sviluppato nelle nostre Rsa lombarde”.
“Spesso i sindacati dei pensionati sono dovuti intervenire su vicende e situazioni, più o meno rilevanti che riguardano le Rsa pubbliche e private, inserite nel tessuto sociale e controllate dalle Ats. Ma questa pandemia da Covid ha causato una vera e propria ecatombe di anziani che ha colpito duramente le fragilità nascoste, che hanno spazzato via improvvisamente situazioni di longevità decorosa – rilevano Emilio Didonè, Valerio Zanolla, Serena Bontempelli – e a seguito dei tanti morti in Rsa, su iniziative dei familiari ma anche grazie alle denunce pubbliche dei sindacati, si sono aperte centinaia di indagini in tutta la Regione”.
“Prendiamo atto che regione Lombardia questa volta ha prestato più attenzione alle nostre motivazioni. E ribadiamo ancora una volta che ai “vecchi”, così come a tutti i cittadini ammalati di Covid, devono essere garantite i massimi livelli di cura possibili. Quindi, in caso di necessità anche l’accesso alla terapia intensiva e sub intensiva, cure che solo la rete ospedaliera è in grado di garantire dal punto di vista strutturale e di personale sanitario. Stava invece emergendo un modello che privilegia “la sanità selettiva” che considera del tutto residuale la vita dei “vecchi”. E per i sindacati pensionati Fnp Cisl, Spi Cgil, Uilp Uil Lombardia: “I vecchi non possono diventare scarti e vittime di una selezione crudele e iniqua per delibera regionale, soprattutto dopo che in alcune Rsa lombarde si sono moltiplicati i decessi in solitudine, a volte senza cure adeguate generando dolore, sfiducia e paura con il rancore dei familiari che impotenti sono stati costretti a subire gli eventi”.
“Quanto è successo nelle ultime settimane – continuano i segretari regionali – impone a tutti un’accelerazione nel ripensare la sanità lombarda di fronte a una popolazione che invecchia. Attrezzando una rete sanitaria equamente distribuita di ospedali, per curare acuzie e affrontare le emergenze, e sviluppando una sanità integrativa di territorio, di distretto in grado di intervenire in modo rapido, diffuso, efficace per “prendersi cura della persona. La sanità che vogliamo dovrà collegare l’ospedale alla telemedicina, alla medicina territoriale, all’assistenza domiciliare, alla medicina ambulatoriale, alle Rsa, alle Rsd intrecciando l’aspetto sanitario e sociale delle famiglie, valorizzando i contributi del volontariato, del terzo settore e delle reti sociali. E soprattutto basta a riordini con risorse ridotte o isorisorse”!
“Al riguardo i sindacati dei pensionati, insieme a Cgil, Cisl, Uil Lombardia hanno organizzato il 16, il 19 e il 23 giugno tre presidi sotto la sede della Regione per richiamare l’attenzione dei cittadini sui temi della sanità. Pertanto avvisiamo da subito Regione Lombardia – concludono Didonè, Zanolla, Bontempelli – che dopo quanto è accaduto, non è più accettabile che la sanità lombarda sia gestita senza il coinvolgimento di tutte le parti sociali, compresi i sindacati dei pensionati che sono i maggiori clienti e rappresentano una quota significativa della popolazione”.