CODICE ROSSO – Perplessità UIL sul nuovo ddl
E’ stato approvato in data 17 luglio il DDL sul cosiddetto “codice rosso” , che modifica il codice penale ed altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.
Il testo è stato oggetto di audizione in data 11 luglio scorso; la UIL ha presentato un documento di cui vi è stata inviata copia. In esso venivano esposte perplessità e criticità su cui si chiedevano ulteriori riflessioni, purtroppo rimaste senza riscontro nel testo approvato.
Pur condividendo il percorso di identificazioni di nuovi reati («revenge porn», matrimoni forzati, lesioni permanenti del viso…) ribadiamo convintamente che il testo continua a non tener conto delle difficoltà che si incontrano dopo aver subìto violenza: a volte ci vogliono mesi solo per riprendere a guardarsi allo specchio. Ci preoccupano i “tre giorni” imposti per la denuncia. La donna così viene esposta a molti pericoli inerenti la sua incolumità. Denunciare per una donna non è un percorso facile e imporre i tre giorni per l’ascolto significa lasciarla sola in balia del suo aguzzino e quest’ultimo con poche ore a disposizione potrebbe arrivare a commettere femminicidi molto più facilmente. E questo potrebbe essere un deterrente per le donne a fare la denuncia.
Ma soprattutto preoccupa l’approccio alle tematiche, che continua ad essere impostato sulle sanzioni continuando a non affrontare la violenza come effetto devastante di consuetudini culturali sbagliate ed insufficiente formazione di quegli operatori pubblici che per primi si trovano a gestire l’interazione con le vittime (operatori di pronto soccorso, forze dell’ordine…).
L’assenza complessiva di fondi, tra cui anche quelli utilizzabili per la formazione, è un indice pesante dell’aspetto esclusivamente formale della norma, che agendo solo sulle sanzioni avrà probabilmente un impatto irrisorio sui comportamenti
Abbiamo assoluta certezza che quadri ed iscritti alla UIL facciano proprio l’invito che congiuntamente facciamo di farsi parte attiva a che ogni episodio non sia banalizzato, dentro come fuori i posti di lavoro, nelle famiglie come nelle strade, nei condomini come nelle scuole ed in ogni dove. La violenza va ascoltata e tutelata, come prevede la convenzione di Istanbul; ma a volte anche una parola può contribuire a fare la differenza, a far trovare quel coraggio di denunciare troppo spesso così difficile da trovare.